Michele D’Alberto (ASD Mionetto – Valdobbiadene) veste il tricolore

Raccontaci un po’ di te

«Vivo a Feltre con mia moglie e mia figlia, oltre ad essere un ciclista lavoro presso un’azienda che produce impianti di climatizzazione nel feltrino. Ho la passione del ciclismo da sempre, basti pensare che a 3 anni senza rotelle scendevo a tutta velocità da una discesa di fronte casa con mia mamma impaurita. Ho ereditato la passione della bici da mio nonno (scomparso 8anni fa) che a 6 anni mi regalò la prima bici e tutti giorni andavo ad allenarmi con lui e una squadra locale di Giovanissimi U.C. FOEN. Ho corso fino a 19 anni nel mondo Agonistico prima con l’U.C. RAMERA e poi col G.S. SPERCENIGO, con svariate soddisfazioni di vittorie e soprattutto una lezione di vita che solo pochi sport come il Ciclismo ti sa dare. »

Tra tutte le vittorie che hai ottenuto la più rappresentativa ?

« Ho vinto tanto nella mia carriera, quasi 200 vittorie. Ho vinto gare a livello provinciale, regionale, in giro per mezza Italia. Ma ho sempre inseguito il Titolo Nazionale come quella vittoria mancante. Sono arrivato nel mondo del Ciclocross 8 anni fa, ho sempre inseguito questo sogno ma è sempre mancato qualcosa. Sapevo di avere un’occasione irrepetibile quest’anno a cui non potevo fallire e così è stato. È stata una gara con un livello di avversari altissimo, una volata mozzafiato e quando ho alzato le braccia al cielo, il tempo si è fermato, ero davvero incredulo, un sogno ad occhi aperti. Senza dubbio la maglia di Campione Italiano è la vittoria più rappresentativa. Sono fiero di aver regalato la soddisfazione del Titolo Tricolore alla mia squadra S.C. Mionetto Valdobbiadene e ringrazio il mio Presidente per avermi accolto in squadra, supportato e dato fiducia in questi anni.»

La sconfitta che ancora oggi Ti brucia ?

« Domanda piuttosto difficile, perché dalle delusioni arrivano le vittorie migliori. Ma in altrettanto modo voglio ricordare due sconfitte con un gran corridore come Giovanni Sergiano. Il Campionato Regionale a Calderba, perso all’ultimo salto all’ostacolo con la mia bici che volava e Giovanni che riuscì a saltare l’ostacolo per miracolo aggiudicandosi la vittoria. L’ultima gara nella categoria Junior lo scorso 27 dicembre, sempre a sfida aperta, mi stavo imponendo con forza, quando a pochi metri dal termine della gara ho stallonato e ho dovuto ritirarmi, stavo preparando l’italiano e ho avuto una botta morale non indifferente.»

 

Cosa Ti spinge a tanti sacrifici ?

«Molte volte familiari, parenti, amici mi chiedono cosa ci trovo a svegliarmi alle 5.30 del mattino d’estate o ad uscire d’inverno alla sera col buio e il freddo. Per me il Ciclismo non è solo uno sport ma è un ricordo vissuto, amato, tramandato da mio nonno. Ho trascorso la mia infanzia e adolescenza con lui, c’era sempre non mancava mai in nessuna gara. Corro in memoria sua con una bici personalizzata con colori e scritte che lo rappresentavano. Mi ha trasmesso delle emozioni sane, che mi porterò sempre dentro, questo per dire che sto cercando di fare altrettanto. Tutti i sacrifici che faccio per vincere sono per mia figlia, è una soddisfazione poter trasmetterle un giorno quando rivedrà le foto sul podio col papà dei ricordi bellissimi e sani e magari chi lo sa, magari trasmetterle anche la passione del ciclismo. »

Cambieresti qualcosa nel mondo amatoriale ?

« Per quanto riguarda il mondo amatoriale ho visto molti miglioramenti negli ultimi anni, sia dei percorsi che in fatto di organizzazione e premiazioni, quindi posso solo dire di continuare così e ringraziare chi spende del tempo e denaro per darci l’opportunità di gareggiare che in questi tempi non è per niente facile. Il ciclocross Acsi è un mondo molto familiare, dove tutti sono amici di tutti, questa è una cosa bellissima che spero continui negli anni.»

Un ricordo di Lauretta Granzotto

«Lauretta la voglio ricordare così, era una persona eccezionale sempre solare anche quando pioveva e c’erano 30cm di fango. Sbarazzina come una 20enne col suo vestito e cappello da cowboy, fuori dal comune proprio come me. Sono onorato di averla conosciuta perché vincere o perdere amava andare in bici e amava la vita. Mi ha sempre trasmesso molto affetto in ogni suo semplice gesto. Ci manchi e ci mancherai. »

Grazie Michele e complimenti da tutto lo Staff Acsi ciclismo Treviso

Edi Tempestin

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